
Che differenza c’è fra una FFP2 e una FFP3?
Per proteggerci adeguatamente dal Covid-19, che imperversa ormai da oltre un anno in tutto il mondo, abbiamo imparato a memoria le regole da seguire: distanziamento sociale, lavaggio frequente delle mani e utilizzo di mascherine. Proprio questi particolari dispositivi di protezione sono l’oggetto di discussione del nostro articolo.
Nell’utilizzo quotidiano vengono impiegate principalmente due tipologie di mascherine: quelle chirurgiche e quelle FFP2. Le prime limitano la trasmissione degli agenti infettivi, quindi evitano che chi le indossa possa contaminare l’ambiente. Le seconde, cioè le mascherine “facciali filtranti”, vengono usate generalmente negli ambienti ospedalieri per proteggere l’utilizzatore da agenti esterni.
Caratteristiche delle FFP2 e delle FFP3
Le FFP (Filtering Face Piece), regolamentate dalla UNI EN 149:2009 e certificate dal D.lgs. n. 475/1992, proteggono da fumi, liquidi inalabili e polveri, ma non da gas e vapore. Si suddividono in FFP1, FFP2 ed FFP3.
Tralasciando le FFP1, che non garantiscono una protezione adeguata contro gli agenti patogeni che si trasmettono per via aerea, concentriamoci sulle FFP2 e sulle FFP3.
Le FFP2 sono in grado di filtrare fino al 94% delle particelle in sospensione nell’aria pari a 0,6 μm di dimensioni. Proteggono efficacemente contro fumo, polveri, aerosol e liquidi dannosi. Vengono usate spesso nell’industria mineraria e metallurgica, ed in generale in quegli ambienti dove l’aria contiene sostanze pericolose per la salute o capaci di provocare alterazioni genetiche.
Le FFP3 offrono lo stesso livello di protezione, con una filtrazione del 99% delle particelle grandi fino a 0,6 μm. Inoltre proteggono anche da particelle tossiche, cancerogene e radioattive, infatti il loro utilizzo è molto diffuso nell’industria chimica.
Entrambi i modelli possono avere delle valvole, che garantiscono una migliore respirazione soprattutto dopo molte ore.
Si possono riutilizzare le FFP2 e le FFP3?
Dopo aver compreso le differenze tra le FFP2 e le FFP3, adesso è opportuno capire se queste mascherine possono essere riutilizzate.
Generalmente questi modelli sono usa e getta, ma devono riportare l’indicazione obbligatoria “R” o “NR”. R significa riutilizzabile, quindi il dispositivo può essere usato più volte. NR invece significa non riutilizzabile, quindi dopo il primo uso la mascherina va buttata.
Inoltre può essere riportata la dicitura opzionale “D”, che indica lo svolgimento del test di intasamento. Le mascherine filtranti hanno generalmente una durata di circa 8/10 ore in un ambiente contaminato.
Campi di utilizzo delle FFP2 e delle FFP3
Le FFP2 e le FFP3 garantiscono un ottimo livello di protezione nella quotidianità contro il contagio, soprattutto a chi assiste pazienti fortemente sospetti o affetti da Covid-19. Il loro utilizzo risulta particolarmente efficace anche in determinati ambiti lavorativi.
Le FFP2 vengono utilizzate soprattutto da quei lavoratori che operano a stretto contatto con fumi, nebbie ed aerosol che sul medio e lungo periodo possono provocare gravi malattie respiratorie, come il cancro ai polmoni o altre patologie secondarie, come la tubercolosi polmonare attiva.
Le FFP3 sono considerate le migliori per proteggere gli utilizzatori dall’inquinamento, in quanto filtrano con grande efficacia particelle tossiche, cancerogene e radioattive. Vengono utilizzate in quegli ambienti lavorativi dove il valore limite di esposizione occupazione è superato fino a 30 volte il valore specifico del settore.